Design : Le Coquelicot Divani & Poltrone
Nel 1970 non era più preminente agire con il materiale così detto “espanso” per i propri progetti. Era un momento “dopo” si stava rientrando dall’uso così sfrenato degli anni sessanta in cui fece la sua comparsa come materiale da “sogno”.
Fu una ideazione che prese il nome di progetto 27 – dando vita a tutta una serie di divani e poltrone identificabili con la parola “progetto” accompagnata da un numero. Era già stata recepita la “lezione” di Giulio Carlo Argan che indicava, per una definizione italiana della parola anglosassone design, e proponeva la parola progetto.
Ebbene la nostra storia nasce con il progetto 27; seguirono 28 – 40 – 84 – 88 e altri ancora.Il progetto 27, costava 27 mila lire al pubblico. Il primo anno di vita dell’azienda, nata con un solo modello, aveva raggiunto una vendita che sfiorava le 10.000 poltrone. Il 1973 ridusse drasticamente potenzialità e quantitativi causa l’aumento imprevedibile dei materiali di derivazione petrolifera.
Le Coquilicot ,era conosciuta in Italia per il progetto 27 . Facilmente ambientabile date le sue modeste dimensioni, 67 larghezza, 80 profondità, 35 la seduta. Inoltre era elegante,incredibile ma vero ,proporzionato, adatto ai piccoli ambienti; era componibile . In sostanza erano tre poltrone: una ad angolo ed una diritta ed una con un bracciolo,che poteva essere a destra o a sinistra.
Il progetto 27 dal 1973, ha dato vita ad altri modelli dai numeri progressivi ma i grandi numeri che hanno impresso una caratterizzazione ad un modo di fare progetto erano gia lontani.
Le Coquelicot una eredità per i grandi numeri l’ha lasciata . Beppe Vida che la diresse sin dagli esordi editò quadri e lampade di carta . Chiamò Gaetano Pesce, Xavier David e nacquero grandissime tirature e le edizioni si susseguirono a ritmo costante,sostenute da giovani progettisti che a loro volta le hanno divulgate.
Il loro costo era di 1000 lire italiane,sia per le lampade sia per i quadri,imballo incluso. Seguirono il modello Alefh ,un cubo in vetro con una V “perpetua”. Il mobiluce una macchina di piccole dimensioni che, investita da un proiettore – un normale proiettore – rifrangeva sulla parete forme , che per scommessa, le abbiamo contate arrivando a 1.100 senza riconoscerne una simile ad un’altra. Xavier David è “figlio” dell’arte cinetica; ha avuto in Julio Le Parc un maestro. Xavier e francese ha “respirato” l’aria del Groupe de Recherche d’Art Visual di Parigi e condividendone la sostanza. Le Parc ,di nascita argentino,
ha ispirato le avanguardia dedite al filone dell’Arte programmata e cinetica .
Questa storia vuole essere, nelle intenzioni, una dimostrazione pratica che ogni momento è”quel momento “ che un progettista si aspetta. Chi fa del proprio lavoro sperimentazione, arriverà il momento che intuirà che è tempo di espandere il risultato della propria ricerca e portarlo all’industria, o qualcosa che gli rassomiglia.
Ancora oggi, lo staff di Beppe Vida , Mister Luna lavora su molti settori del progetto ed è aperto in quelle aree del design di cui vi è acclarata competenza.